“Gli orti urbani di Legambiente” è una campagna storica dell’associazioni nata per rafforzare la rete, già esistente, di orti sociali (o di città), con l’obiettivo di restituire alla cittadinanza un numero sempre maggiore di aree verdi e di spazi di condivisione sociale. Gli orti urbani, sono spazi pubblici (talvolta anche privati), condivisi, in cui i cittadini praticano l’autoproduzione, attraverso metodi sostenibili.
Gli orti hanno scopo terapeutico, per pazienti con disabilità fisiche o psichiche, ambientale, per combattere l’inquinamento delle città, e l’isola di calore, nonché riconsiderare e mette in discussione la tradizionale gestione del verde in città, utilizzati come pratiche di rinverdimento delle città a fronte delle difficoltà crescenti, ed infine didattico, attraverso laboratori di sensibilizzazione, rivolte alle scuole, rappresentano inoltre luoghi di socialità e di cultura. All’interno dell’area urbana diventano centri di aggregazione, scambio di esperienze, percorsi di formazione per cittadini e studenti.
Gli orti urbani costituiscono una risposta concreta a più esigenze delle comunità urbane e dell’ambiente: permettono di investire positivamente il proprio tempo libero e di creare relazione con le persone che abitano il quartiere, favoriscono lo scambio di conoscenze, rispondono al desiderio di sapere cosa si mangia. Con gli orti si impara la stagionalità dei prodotti, la diffusione di metodi di coltivazione biologica e sostenibile, l’importanza di combattere lo spreco di cibo e generare circuiti virtuosi di economia civile. Pongono un freno al dilagare della cementificazione e dell’illegalità, mentre favoriscono il recupero della biodiversità, costituiscono un fondamentale elemento di presenza ecologica ed ambientale, che contribuisce in modo sostanziale a mitigare gli effetti dell’impatto prodotto dalla presenza delle edificazioni e delle attività dell’uomo.
Perché un orto urbano?
Prima di tutto perché ogni pianta che cresce porta ossigeno in città, assorbe o trattiene agenti inquinanti e può trasformare un luogo abbandonato in un giardino in cui incontrare nuovi amici. Coltivare, poi, significa mangiare sano, educare ed abituarsi a un’ alimentare migliore per noi e per le future generazioni Mettere le mani in terra, coltivare, sporcarsi e sudare indica ai bambini che le verdure non crescono sugli scaffali e che le stagioni dettano i ritmi alimentari facendo crescere quello che serve al nostro corpo per rimanere sano, inoltre l’autoproduzione è economica, ecologica e divertente, chi coltiva non spreca il cibo e i frutti della terra, conosce il valore del suolo e sa curarlo, inoltre condividere la terra è l’unico modo per abitarla davvero, coltivare in città significa quindi partecipare alla vita sociale.
Legambiente ha già sperimentato e portato avanti con successo la campagna “orti urbani a Pontecagnano (Sa), Eboli (Sa), Battipaglia (Sa) e Succivo (Ce) dove sono attivi complessivamente circa 200 orti.
Gli orti di Pontecagnano: le melanzane di 3.000 anni fa
A Pontecagnano Faiano, nell’area del parco archeologico, un tempo inaccessibile e a rischio vandalizzazione, Legambiente ha creato e gestisce oltre 60 orti di città, di 100 metri quadri affidati ognuno ad anziani in pensione. Tra gli orti dei pensionati, dove si coltiva con la tecnica dell’agricoltura biologica, melanzane, zucchine, peperoni, pomodori, ci sono orti didattici visitati da tantissime scuole provenienti da tutta la Campania. Quella partita nel 2001 a Pontecagnano, con all’inizio appena otto orti, è stata la prima esperienza strutturata a sud di Bologna, seguita dopo pochi anni da quella di Eboli. Un’iniziativa dalla evidente ricaduta ambientale, sociale ed economica. L’affidamento degli orti agli anziani è anche una risposta all’isolamento ed allo stress, oltre che un serio sostentamento economico.
Gli orti di Eboli: un mondo diverso nel centro storico
L’area degli Orti di Città si trova nella zona della precedente azienda agricola dell’Istituto Tecnico Agrario Statale di Eboli. Gli orti vengono coltivati dai cittadini pensionati del comune di Eboli, ai quali sono stati assegnati gratuitamente. Legambiente gestisce un piccolo orto, che viene usato come laboratorio didattico per le scuole. La cura degli orti mettendo in comunicazione gli anziani e i ragazzi delle scuole cittadini costituisce sia un momento di socializzazione che di conoscenza dei metodi di coltivazione. Si affiancano anche attività di ricerca e censimento di antichi tipi di ortaggi e piante da frutto.
Gli orti di Succivo (Ce): l’Ortaccio, l’orto di Teverolaccio
L’Ortaccio, realizzato dai volontari di Legambiente attraverso il recupero e la rifunzionalizzazione del giardino del Casale, oggi ospita 18 orti sociali e didattici, il frutteto e il giardino dei sensi. L’orto di Teverolaccio durante l’annuale Festambiente Terra Felix diventa il centro delle attività della festa e ospita il programma Orti, Ortofonia e Ortografia, attraverso una mostra sui prodotti tipici locali, un programma di musica in natura e magici spettacoli itineranti per i bambini. Testimonials delle iniziative, ovviamente, gli “ortolani” del Casale.
Orti di Battipaglia (Sa): Semi di Legalità
Nel maggio del 2015 il circolo di Legambiente di Battipaglia “Vento in Faccia” vince un bando per aggiudicarsi un terreno di 3500 mq confiscato alla criminalità organizzata nel Rione Taverna. Nasce così il progetto “Semi di Legalità”“: 4o Orti Sociali realizzati e consegnati ad anziani battipagliesi, con lo scopo di creare una nuova comunità di cittadini, di riqualificare un terreno abbandonato in un quartiere periferico e coltivare con metodi della tradizione locali i tipici prodotti della Piana del Sele. Gli Orti sono diventati un punto di riferimento per il quartiere, sono vissuti quotidianamente dagli ortolani e non solo, sono un presidio di agricoltura biologica, vengono visitati dalle scuole, ospitano i cam campi di volontariato di Libera.
Puoi contribuire anche tu alla campagna!
Sarà un’occasione per socializzare, per autoprodurre cibo sicuro, di stagione, a km zero, per risparmiare, per non dimenticare saperi contadini e non perdere il rapporto con la terra, per riqualificare spazi abbandonati il cui destino è, molto spesso, trasformarsi in piccole discariche, per frenare l’avanzata del cemento, per restituire alle periferie colore, bellezza, umanità, infine, per imparare a organizzare e condividere azioni coordinate che rispondano ai bisogni della collettività.